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Le Beatitudini

Proposta formativa V elementare, Medie, Superiori, Giovani lavoratori, Universitari…
in vista della Giornata mondiale dei ragazzi (Roma 22-25 aprile 2016) e dei Giovani (Cracovia 19-31 luglio 2016)


Matteo 5,1-10: Le otto vie per la felicità

Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli»


Nella Sacra Scrittura il numero otto è simbolico. Il numero sette riflette la pienezza, l'infinito, è un numero perfetto: "Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?". E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette". Otto è sette più uno, come un di più di pienezza. Agli occhi di Dio, otto è grazia che non si contiene in sé, che trabocca. Le otto beatitudini sono il traboccare di felicità dell'anima in Dio. Non c'è nulla che offuschi la luce, la presenza di Dio in noi, questo fuoco che arde senza vedersi.


Un viaggio difficile: Parlando delle beatitudini, nessuno ha la pretesa di dare ricette per essere felice. Non è possibile concepire la felicità come qualcosa di esterno, fuori di noi. Infatti, queste vie non sono strade che si vedono. La realtà che mi circonda, le situazioni esterne che vivo, le relazioni che stabilisco devono condurmi a una interiorizzazione di quello che sono, come sono e dove pretendo di arrivare. Si tratta di un cammino ... Questo viaggio sarà, certamente, uno dei più difficili. Perché, quando cerchiamo la verità dentro noi stessi, siamo come di fronte a uno specchio che riflette non solo la nostra immagine fisica, ma tutto ciò che siamo interiormente. E non è sempre facile guardarci e soprattutto accettarci.


Chi è pienamente beato? Gesù parla di otto beatitudini, ma potrebbero essere quindici, venti, non importa il numero, non si tratta di una cifra precisa. È pienamente beato colui che guarda la vita come qualcosa di più. Beato è colui che non vive soltanto momenti di felicità, ma compie il suo cammino esistenziale con una pace interiore tale da dominare qualsiasi situazione estrema. Sono beati quelli che sono illuminati dalla fede in qualcosa e, di fronte a questo credere, a questo avere fiducia, si donano totalmente. Beato chi ha costruito la sua casa sulla roccia: non importa ciò che arriva, venti, tempeste, terremoti, uragani ... le basi di quella casa rimangono stabili. Al contrario, quando edifichiamo la nostra costruzione interiore, forgiamo il nostro essere guidati dalla vanità, dalla fretta, dalla prepotenza, dall' arroganza, quando crediamo di essere il centro dell'universo, e ci incoroniamo signori di noi stessi, allora la nostra casa è costruita sulla sabbia ... al minimo soffio, siamo come polvere sollevata dal vento. La strada per essere felici è ascoltare e mettere in pratica la parola di Gesù. Gesù afferma che sono beati coloro che vivono la povertà, il dolore, la mansuetudine, coloro che hanno sete di giustizia, che sono misericordiosi, che cercano la pace, sono puri di cuore e sono perseguitati a causa del Regno di Dio.


Il frutto. Dopo ogni beatitudine, Gesù sembra assegnare un premio a chi si impegna a viverla. Ma attenzione: non è una medaglia, come accade a chi corre la maratona. Non è un indennizzo. È piuttosto il frutto. Un'azione genera l'altra: il "premio" è piuttosto il risultato del seme messo sotto terra, è frutto del lavoro, della fatica, del voler essere sempre fedeli a Dio e alla sua volontà. È la gratuità dell'amore del Padre.


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